Tre generazioni di gioiosi

Il Liceo Gioia. Un luogo che ha visto passare tra i suoi corridoi generazioni e generazioni di studenti.
A partire dal periodo dei nostri nonni, vi proponiamo un breve excursus temporale  sull’esperienza personale fatta dagli studenti nel corso del tempo. Dalla fine della seconda seconda guerra mondiale, passando attraverso la rivoluzione studentesca di fine anni ’60, arriviamo ai giorni nostri, notando affinità e differenze nella vita scolastica di un Gioia in continua evoluzione. Parola agli intervistati.

Primo intervistato: Francesco Corna, ha frequentato il Liceo Classico Melchiorre Gioia dal 1943 al 1948.

Lei ha dato la maturità nel 1948 , ha vissuto in un contesto storico e sociale sicuramente diversi da quelli di oggi, saprebbe riassumerci brevemente il clima generale del tempo, all’interno di una struttura come la nostra? Com’era la vita scolastica? E per quanto riguarda i rapporti con l’esterno? La frequentazione di questo liceo le è stata utile nell’avvenire?
Beh, i tempi non erano facili. L’Italia era appena uscita dalla guerra e in giro c’era molta povertà. Io stesso provenivo da una famiglia di contadini e ho avuto la possibilità di studiare grazie ad una zia che confidava nelle mie capacità, altrimenti sarei andato a lavorare come mio fratello. Il Gioia era un po’ una scuola d’elitè, perché erano pochi quelli che potevano permettersi la spesa dei libri. Io sono molto grato di averla potuta frequentare, perché il diploma che ho conseguito alla fine dei 5 anni di liceo mi ha permesso di studiare medicina e laurearmi, cosa che per i miei tempi era un grandissimo traguardo. C’è però da dire che anche le risorse finanziarie scolastiche non erano molto consistenti. Adesso siete muniti di sistemi computerizzati e lavagne elettroniche, ma all’epoca non c’erano nemmeno i soldi per organizzare le gite o per fornire borse di studio agli studenti più capaci! La vita scolastica era circoscritta alle lezioni, non esistevano Rappresentanti d’Istituto , Assemblee Scolastiche o quant’altro! La disciplina da rispettare era molto rigida e i professori severissimi: non ci permettevano mai di organizzare le interrogazioni, era sempre il terrore generale nelle ore di Greco e Latino! Per non parlare dei voti, che non andavano mai sopra il 7. All’epoca le sezioni erano 3, perché esisteva solo l’indirizzo classico, e le classi erano divise per sesso, quindi ci veniva negato anche il piacere di fare la corte alle ragazzine! Tra compagni di classe ci si voleva bene, com’è naturale, ma non ci si frequentava al di fuori delle lezioni. L’unico elemento di condivisione extrascolastica ce l’avevamo nello sport: si sfidavano a calcio i ragazzi dell’istituto per geometri, con cui al mattino ci insultavamo dalla finestra, e spesso le partite finivano in rissa!

Seconda intervistata: Monica Corna, ha frequentato il liceo Gioia dal 1976 al 1981.

La tua vita liceale è iniziata circa 10 anni dopo i grandi movimenti di rivoluzione studentesca. Com’era il contesto nel quale si viveva? Era evidente il cambiamento rispetto alla generazione dei suoi genitori? La vita scolastica era più attiva e coinvolgente? Come hai vissuto questi anni di liceo? E, per quanto riguarda il post-Gioia, la frequentazione di questa scuola ti è stata utile in ambito lavorativo?
Beh sicuramente i moti del ’68 avevano cambiato l’assetto scolastico rispetto alla realtà della generazione precedente, ma nel periodo in cui ho frequentato il Liceo i fermenti politici si erano ormai spenti, o per lo meno io non ne sono stata particolarmente coinvolta. La scuola si mostrava abbastanza aperta verso noi studenti: era stata istituita la figura dei Rappresentanti d’Istituto e ogni tanto si facevano grandi assemblee nella palestra della scuola elementare Mazzini, ma non si spingeva oltre. Oggi mi giungono notizie di autogestioni, settimane della flessibilità, miniassemblee e laboratori vari, tutte cose che ai miei tempi non esistevano! La vita scolastica era comunque piacevole, le classe erano miste e si formavano buoni legami sia tra compagni di classe che non, e spesso ci si trovava tutti insieme il sabato sera. All’epoca non c’erano molti studenti, perché esisteva solo l’indirizzo classico, e quindi non c’era bisogno di sedi distaccate e ci si conosceva praticamente tutti. La disciplina imposta dai professori era molto rigida, non cambiavano quasi mai i loro programmi per le esigenze di noi studenti, perché dovevamo imparare a organizzarci senza lamentele. Sono stati sicuramente anni duri, ma mi hanno preparata ad affrontare uno studio universitario che altrimenti non avrei saputo fronteggiare. Il Liceo Gioia era sicuramente una scuola “prestigiosa” già all’epoca, dalla quale si usciva con buone prospettive future.

Terzo intervistato: ha frequentato il liceo Gioia dal 2006 al 2011.

Sei uscito dal liceo l’anno scorso, e ora stai affrontando l’università: come ti trovi? E’ davvero un ambiente così diverso? Mi sembra inoltre di ricordare che tu fossi abbastanza impegnato in politica (UDS, manifestazioni studentesche); cosa pensi del sistema scolastico italiano, e delle riforme che sono state fatte negli ultimi anni? In generale, puoi considerare positiva la tua esperienza di “Gioioso”?

L’università è un ambiente totalmente differente dal liceo, dove lo studente è lasciato libero di seguire i corsi che vuole e di andare alle lezioni che vuole, sebbene la presenza sia altamente consigliata per un conseguimento della laurea più rapido e semplice. La mole di lavoro è naturalmente aumentata; ma in fin dei conti si tratta del solito tram tram nel quale il carico di studio più pesante è compensato dall’esiguo numero di lezioni. E devo dire che l’esperienza fatta al liceo mi sta aiutando non poco, avendomi conferito una notevole capacità di organizzazione dello studio.
Per quanto riguarda il sistema scolastico italiano, da quanto ho vissuto io la scuola posso anche affermare che la decadenza che ormai sta colpendo le strutture scolastiche italiane è causata soprattutto dall’ormai discusso e ridiscusso taglio ai fondi, che noi Gioiosi abbiamo vissuto in prima persona. Altre riforme invece le ho solo sfiorate, ma credo che ormai si possa dire che più si va avanti, più pare che il sistema scolastico italiano sia decisamente in pericolo, a causa di queste riforme che lo minacciano nelle fondamenta.
Mi hai chiesto un giudizio su questi cinque anni appena trascorsi: mi sento di dire che il  liceo è stato un vero e proprio cammino di formazione che mi ha trasformato completamente, facendomi diventare la persona che sono ora, concedendomi l’opportunità di capire meglio i miei gusti, le mie passioni e i miei sogni. Sono stati 5 anni impegnativi, nei quali ho vissuto appieno esperienze molto diverse tra loro. Certo, non sono mancate le rogne, soprattutto per quanto riguarda lo stress a causa delle verifiche o dell’ammassarsi delle consegne di lavori e compiti, sempre di più e sempre più difficili man mano che passava il tempo. Naturalmente anche il divertimento ha fatto parte di questo periodo della mia vita, ma forse in secondo piano; nonostante ciò credo di essermi ampiamente goduto questo il liceo e di averlo vissuto positivamente, pur con i suoi alti e bassi.

Beatrice Caserini & Camilla Sacca

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