Perchè una squadra passa nel giro di due anni dall’essere la più forte del mondo a dimenarsi nelle posizioni di metà classifica? Perchè cambia tre (almeno per il momento) allenatori in una stagione? Perchè si riduce ad avere in rosa gli scarti di altre squadre? Analizziamo insieme questa profonda crisi in cui è caduta la squadra milanese.
In primo luogo va considerata la scelta dell’allenatore per l’inizio della stagione, il tanto discusso Mister Gasperini; per chi come me ha la testa più piena di memorie calcistiche che di formule matematiche sarà facile ricordare che l’allenatore piemontese risultava la quarta scelta del presidente Moratti, dopo i nomi di Guardiola, Bielsa, Mihajlovic e Delio Rossi. Se si conta anche la sussurrata possibilità dell’arrivo di Villas Boas sulla panchina nerazzurra, Gasperini diventerebbe addirittura la quinta scelta. Solamente questo fatto dovrebbe fare riflettere. Inoltre il tecnico ex genoano apparve sin dalle prime battute poco adatto per iniziare un nuovo ciclo: dopo quattro sconfitte ed un pareggio, il fallimento del progetto risultò evidente a tutti, e un cambiamento fu necessario.
Come appena detto, un altro motivo di questa crisi va ricercato nella pessima gestione della squadra da parte della società, specialmente in quello che è stato il calciomercato. Sia che si tratti di acquisti che di cessioni gli aggettivi per descrivere le mosse di mercato sono i medesimi: inadeguate e scriteriate.
Partiamo dai giocatori che sono partiti, prima nel mercato estivo e poi in quello di gennaio: la mossa di cedere Eto’o, sebbene dietro ad una cospicua controparte economica, è stata certamente azzardata. A quel punto l’acquisto di un degno sostituto pareva obbligatorio, ma la società decise di andare al risparmio (ma neanche troppo) integrando nella rosa un ex giocatore come Diego Forlan e un giocatore da campetto dell’oratorio, di quelli che con il pallone hanno un rapporto incestuoso e infruttuoso, come Mauro Zarate. Decisioni discutibili, visti poi i risultati, amplificate dall’acquisto di un nugolo di giovani di belle speranze, pagati la modica cifra di qualche milione, che dopo tre quarti abbondanti di stagione non hanno ancora ripagato le attese. Aggiungiamo pure la cessione a gennaio di uno dei pilastri del centrocampo come era Thiago Motta, sostituito da un ormai arzillo Angelo Palombo, e la situazione che ci appare è questa: si è speso tanto, si e acquistato male, si è venduto peggio.
Non fateci troppo caso, noi dell’Inter ci siamo abituati: siamo quelli che hanno pagato 15 miliardi di lire per comprare Sorondo, siamo quelli che hanno venduto Roberto Carlos perchè “era vecchio”, siamo quelli che hanno preso Kanu, gli hanno pagato le cure mediche, e lo hanno fatto andare via lamentandosi dello stipendio; siamo quelli che hanno rifiutato lo scambio Ronaldinho-Recoba, definendoli due giocatori simili, ma almeno il Chino tirava le punizioni.
Siamo pazzi, e ci amiamo per questo; presto o tardi torneremo a poter vincere ma, inesorabilmente, troveremo una scusa per non farlo. E ci ameremo ancora di più.
Riccardo Bassi