Intervista a un chitarrista “di nicchia”

Intervista a Fabrizio Lusitani in veste di componente di due gruppi piacentini come i “Flora” e “Le Sacerdotesse dell’Isola del Piacere”, tra le altre cose mio fratello.

Ciao! Dì qualcosa di te. 

Sono Fabrizio e suono la chitarra e da tanti anni, bazzico la scena musicale piacentina di nicchia. Molto di nicchia. Non è la mia prima intervista, ma le altre si contano sulle dita di una mano, e comunque questa è la prima “personale”.

Fai parte dei Flora da tanti anni, gruppo piuttosto affermato a livello locale… cosa ti ha spinto a creare parallelamente le Sacerdotesse dell’Isola del Piacere? 

Nei Flora sono un chitarrista puro e mi sento parte di una macchina compositiva ben rodata ma anche complessa, perché composta da sei elementi, tutti musicalmente maturi e dai gusti vari e raffinati.

Il gruppo delLe Sacerdotesse dell’Isola del Piacere, invece, è molto più recente e nasce da un’iniziativa mia personale. Da un po’ di tempo covavo l’idea di provare in duo (voce, chitarra elettrica e batteria) alcuni pezzi che avevo nel cassetto, e alla fine l’ho realizzata. Abbiamo registrato di getto due canzoni, attualmente suoniamo in trio (con il basso) e abbiamo già un buon repertorio e alcuni live alle spalle. Con Le Sacerdotesse scrivo e suono in modo scarno e semplice, l’attitudine è diversa, più grezza. Faccio anche il cantante, quindi mi sento molto in gioco, è un progetto pieno di vitalità.

Guardandoti indietro: che maturazione musicale hai avuto  (e hanno avuto i Flora) da quando hai iniziato?

Suono nei Flora fin dagli inizi, era il lontano 1998! Posso dire di essere cresciuto musicalmente con e grazie ai Flora. La nostra musica è cambiata da allora, abbiamo spaziato tra vari generi musicali, post-rock, jazz-rock, rock italiano, sempre mescolandoli fra loro… definire il nostro genere ci ha sempre messo in crisi: penso che questo sia un buon segno, un segno distintivo di originalità. Abbiamo registrato due album e diversi demo, abbiamo suonato a destra e a manca, con il tempo perdi l’ingenuità ma cresce l’esperienza e la confidenza nei propri mezzi.

Suonare in un gruppo serve tantissimo a un musicista: io non sono un chitarrista “tecnico”, ma con il tempo ne ho imparate di cose. E poi suonare pezzi originali, cercare di inventarsi sempre qualcosa di nuovo, permette di migliorare e di trovare giorno dopo giorno la propria strada musicale.

Perché bisognerebbe interessarsi alla musica locale?

Scegliere di suonare in un circuito musicale indipendente di provincia vuol dire rinunciare ad un pubblico “di maggioranza”, in favore di una totale libertà creativa. Questa libertà creativa è la cosa più preziosa e interessante che la musica locale possa offrire, è la marcia in più, perché nella maggior parte dei casi la libertà creativa è inversamente proporzionale alla notorietà.

La scelta dei nomi: perché  “Le Sacerdotesse dell’Isola del Piacere” e perché “Flora”?

Le Sacerdotesse dell’Isola del Piacere con il loro canto attraggono i comuni mortali nel paradiso dei sensi. E’ il nome più assurdo che mi sia venuto in mente, è utile per non prenderci troppo sul serio, è un richiamo alla mia fantasia di bambino, perché Le Sacerdotesse dell’Isola del Piacere erano personaggi di un cartone animato.

Le ragioni del nome Flora invece si perdono nella notte dei tempi… penso che cercassimo un nome semplice e romantico. Sono contento della scelta, comunque, è un nome indipendente dalle mode e per questo ancora attuale, spero si possa dire altrettanto della nostra musica!

A che età hai preso in mano la chitarra (a chi ti ispiravi)? Suoni altri strumenti?

Ho iniziato a 13 anni e mi ispiravo ai Nirvana… suonicchio pianoforte, batteria, tromba (devo iniziare) ma sono ancora a livelli veramente pietosi.

Ultima canzone ascoltata?

Walkman: Black Keys, Rubber Soul; allo stereo: La collina dei cigliegi, Lucio Battisti.

Ciao, grazie dell’intervista!

Mi sono divertito, belle domande… ciao a tutti!

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Alessandro Lusitani

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