“Probabilmente mi innamorerò sempre di qualcuno che ama qualcun altro.
Perché?
Così…
Ho un talento particolare per le situazioni impossibili.
Tutti hanno talento per qualcosa.”
Parole ingenue ma profonde, scritte da Tamar sul suo diario, che potrebbe benissimo essere il mio; è proprio questo ciò che colpisce del libro di David Grossman “Qualcuno con cui correre”: la veridicità con cui vengono presentati gli animi di Tamar e di Assaf, due ragazzini abbastanza comuni che si trovano a contatto con una realtà tremendamente drammatica, eppure, purtroppo, non così lontana anche da noi.
Il libro narra in modo coinvolgente e travolgente le vicende di due giovani ragazzi, ciascuno con le sue difficoltà e le sue gioie, vicende che si intrecciano fino ad unirsi.
D’estate, Assaf lavora per un canile e ha il compito di ritrovare la padrona di una cagna abbandonata, che scoprirà poi chiamarsi Dinka, e per fare questo, ripercorre a ritroso, guidato da Dinka stessa, la storia di Tamar, padrona della cagna, e che sconvolgerà la sua vita. Tamar è una ragazza ribelle e dinamica, fuggita di casa per cercare e salvare il fratello, un artista di strada dipendente dalla cocaina, cosa che riuscirà a fare anche e soprattutto grazie all’aiuto di Assaf, nonostante lei non avesse mai pensato di incontrarlo, conoscerlo e condividere con lui questa esperienza, che purtroppo solamente in un libro può avere un così lieto fine.
Questo tema drammatico viene affrontato però in maniera inconsueta: attraverso la storia di questi due giovani, che assumono fisicità nella mente del lettore, perché descritti accuratamente in ogni loro aspetto; il loro animo viene infatti scandagliato fino a farne uscire in modo del tutto naturale quelle paure e incertezze tipiche dei ragazzi alle prese coi problemi di ogni giorno, ma mettendo in risalto anche tutte le forze, fatte emergere dalla tragica situazione.
Nel legame tra Tamar e il fratello, l’autore mette in luce tutta la generosità e la tenerezza di cui è ricco il cuore della ragazza, ma anche il dolore tremendo causatole dalla rottura di quel rapporto, spezzato appunto dalla dipendenza.
Tamar e Assaf, vivono la vicenda parallelamente, capitolo per capitolo, attraversando situazioni impensabili e alternando momento di terrore, che fanno rimanere col fiato sospeso, a momenti di serenità… e persino di gioia. Questo dona al racconto dinamicità e lo rende coinvolgente a tal punto da non riuscire, leggendo alcune pagine, a trattenere le lacrime.
Nel finale viene fuori tutta la bellezza della storia, la dolcezza e la grandezza dei giovani, capaci (come dice la stessa Tamar) “di guardare il mondo con meraviglia”, e di trovare la forza di cambiare le cose.
Lucia Rossetti
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.