MODA. Quattro semplici lettere che racchiudono un mondo di cui volenti o nolenti facciamo tutti parte. Ma la moda con la M maiuscola non è solo quella che troviamo sulle copertine di Glamour e Vogue o sulle passerelle delle sfilate. La moda è anche la nostra, quella di tutti i giorni attraverso cui ognuno di noi si identifica e racconta un po’ di sé. A scuola, non indossando una divisa, possiamo notare più che mai come ogni giorno stili, personalità e mode diversi si intreccino l’uno con l’altro. Rispetto a Paesi come Giappone o Inghilterra abbiamo infatti molta più libertà di scelta riguardo all’abbigliamento scolastico.
Ma osserviamo più da vicino Via Baciocchi popolata ogni mattina da noi studenti del Gioia. Chi con catene attaccate ai pantaloni, chi con una kefia legata al collo, chi con una borsa all’ultima moda, chi in tuta… e ancora ballerine, leggings, jeans, occhiali colorati… stoffe, fantasie, colori… LA MODA SIAMO NOI A FARLA…
Tante volte, anzi troppe, ci capita di essere influenzati dall’immagine della moda che ci propone la televisione. Gambe chilometriche che procedono spavalde su tacchi 12 cm, pance e seni piatti nascosti sotto magliette attillate, non un filo di grasso, capelli perfetti e trucco impeccabile. Siamo convinti di doverci adeguare a questi stereotipi e alla loro apparente perfezione, ma la moda non è questione di adeguarsi, è essere. Come diceva Coco Chanel: “La moda passa, lo stile resta”. Mi capita di vedere molte persone a scuola che emanano stile da tutti i pori, che fanno di ciò che indossano il loro biglietto da visita. Le tipiche persone che quando ti passano davanti insinuano una sola esclamazione nella tua testa : WOW… Le mode cambiano ogni anno, ciò che era di moda anni e anni fa ritorna sottoforma di VINTAGE uno dei must che non crollano mai. Un clamoroso esempio di mix di abiti e accessori vintage è Camden Town uno dei quartieri più famosi di Londra. In un posto del genere ci si perde e c’è spazio per tutto e tutti, nessuno si sente fuori-luogo. La moda dovrebbe essere sempre così, una forma d’arte, perché questo è, che ognuno modella su sé stesso. Ma torniamo all’analisi della moda a scuola…
L’abbigliamento tipo del “gioioso”..
Il gioioso si presenta in diverse forme e situazioni dettate dal cambio di stagione. Trasforma i corridoi scolastici e Via Baciocchi nelle proprie passerelle personali. “Zara” è la Gerusalemme delle gioiose che vi accorrono in pellegrinaggio non appena è possibile. In autunno le gioiose sfidano il freddo con ballerine e leggere giacche di pelle fino a quando pioggia, neve e freddo (e sindrome dei piedi congelati) non le costringono a sostituirle con pesanti stivali Ugg e resistenti e costose paia di Hogan. Il gioioso tende a vivere con un paio di Ray-Ban sugli occhi fino alle idi di Novembre, camicia e maglioncino (preferibilmente tendente al viola, colore IN degli ultimi tempi) e jeans assortiti che spaziano da Jeckerson a Roy Rogers. Per l’inverno Woolrich e Moncler sono i totem dei gioiosi. Per la primavera con la rinascita di fiori e amori il gioioso attira il caldo a sé colorandosi come una scatola di pennarelli Giotto. Ma ci sono molti individui di diversa specie che si distinguono dal “tipico” gioioso e optano per altri stili, altri modelli. Mi chiedo allora. È forse la specie del gioioso in via d’estinzione? O trasmetterà ancora il suo sapere stilistico ai posteri? Il mio consiglio è ascoltare sempre le citazioni della stilista per eccellenza, Coco, e di non diventare tutti manichini identici e stereotipati. Ma si sa. Che mondo sarebbe senza il gioioso?
Irene Olivo
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